La danza dello sciamano

Nota redazionale: presentiamo un nuovo articolo dedicato agli aspetti salienti della cultura delle società di condivisione. La danza, il canto, il tamburo sono i mezzi per consentire il viaggio estatico allo sciamano e al membro/i della tribù. Lo scopo del viaggio può essere la semplice conoscenza del mondo degli spiriti, oppure la liberazione dalla malattia e dalla possessione. In passato sono stati pubblicati diversi studi sullo sciamanesimo. Mircea Eliade ha scritto, negli anni cinquanta, un importante testo sull’argomento. Negli anni sessanta Joan Halifax ha studiato l’esperienza dell’iniziazione sciamanica: questa è descritta come la distruzione e rigenerazione della vecchia personalità (un processo ottenuto grazie alla comunicazione con il mondo invisibile). Halifax definisce lo sciamano come il guaritore ferito, in altre parole come colui che ha vinto la propria malattia, e proprio grazie a tale vittoria riesce ad aiutare i fratelli tribali malati. Ernesto de Martino, nel testo ‘Sud e Magia‘, negli anni cinquanta, descriveva la malattia spirituale/esistenziale che affliggeva una parte del proletariato rurale come crisi della presenza, cioè come l’incapacità di volere e di agire in modo adeguato alle sfide della vita ordinaria. Anche in De Martino il guaritore è colui che ha superato la crisi della presenza (causata dal presunto morso di una tarantola), e in ragione della propria vittoria sulla malattia può curare le persone morse dal ragno. È significativo che nei rituali di guarigione descritti da De Martino giochi un ruolo fondamentale la musica e la danza (vedasi la danza dei tarantolati al santuario di San Paolo a Galatina di Lecce). Anche in J.Lewis lo sciamano è colui che ha vinto la sua possessione, viaggiando nel mondo degli spiriti, e diventando un intermediario tra il potere degli spiriti e la realtà umana. La vittoria iniziale/iniziatica sulla possessione consente allo stregone di padroneggiare gli spiriti che infestano i fratelli tribali. In termini tecnici lo stregone accoglie in sé lo spirito molesto altrui, allo scopo di renderlo inoffensivo, cioè di addomesticarlo. A sua volta Halifax ritiene che gli artefatti, le maschere, gli abiti sciamanici, oltre a possedere un valore simbolico siano anche degli strumenti di potere magico, in cui è racchiuso il mana (vedasi Marcel Mauss, L’origine dei poteri magici). Con la presente ricerca tenteremo di riprendere i fili del discorso sviluppato in alcuni articoli precedenti (I liberatori antropologica/mente, conflitto e mutamento sociale, Comunità e leadership carismatica trasformazionale…). L’argomento in questione ha un risvolto scientifico, in quanto oggetto di studio di varie scienze umane (sociologia, antropologia, psicologia), e al contempo ha un lato politico, in quanto attraverso il suo studio è possibile aprire una finestra sull’apparato conoscitivo delle società senza classi (comunismo primitivo/primordiale). Animismo e sciamanesimo sono due importanti aspetti dell’apparato di conoscenza elaborato dalle società dei primordi, dunque, partendo da tale evidenza, può essere interessante indagare sul significato di tale apparato di conoscenza. In questo modo potremmo comprendere perché le società senza classi vedevano la realtà in modo differente dalle attuali società divise in classi. Inoltre sarebbe interessante capire perché alcune importanti scoperte della fisica quantistica (continuum sub atomico, entanglement…), presentano delle assonanze con i concetti di base dell’apparato conoscitivo primordiale (sebbene i linguaggi siano diversi). Ebbene, se ogni uomo è figlio del suo tempo, allora questo principio dovrebbe valere anche per gli scienziati che elaborano nuove teorie nei campi più disparati del sapere. In altre parole ci chiediamo è davvero così folle pensare che la società capitalistica, divisa in due classi sociali fondamentali, possa esercitare un doppio condizionamento sociale del pensiero, un influenza legata alternativamente alle due classi suddette? Le idee dominanti sono le idee della classe dominante, tuttavia la stragrande maggioranza della società capitalistica è formata da proletari, cioè da soggetti che non possiedono nulla. Osserviamo, en passant, che anche nelle società primordiali senza classi i membri della fratellanza non possedevano individualmente nulla. Certo, oggigiorno la condizione del proletariato da una parte è assimilabile a quella dei suoi antenati comunisti, intendiamo nella sfera dell’assenza di proprietà individuale, mentre da un altra parte è radicalmente diversa. In quest’ultimo caso ci riferiamo al fatto che nel mondo contemporaneo i mezzi di produzione, l’economia, non sono proprietà sociale, ma possesso esclusivo di una minoranza di capitalisti. Tuttavia la presenza nell’attuale società di miliardi di proletari, con la loro condizione sociale uguale e al contempo antitetica rispetto a quella dei propri antenati comunisti, non potrebbe fungere da fattore materiale di condizionamento di una piccola parte del pensiero contemporaneo ? Ci chiediamo, di nuovo, se è vero che le idee dominanti sono le idee della classe dominante, è tuttavia possibile escludere che la classe dominata abbia un peso (sebbene non dominante) nella formazione del pensiero sociale del suo tempo?

Buona lettura

Capitolo uno: lo sciamano e i suoi mezzi

Lo sciamano è un uomo di potere, il suo potere deriva dalla conoscenza, quest’ultima gli conferisce la chiave per entrare nel mondo degli spiriti, al fine di ottenere un aiuto per la tribù. In altre parole lo sciamano possiede il potere di comunicare con il piano invisibile, un piano popolato da potenze in grado di aiutare o d hoanneggiare gli esseri viventi. Al fine di aprire un varco fra il nostro mondo e il mondo degli spiriti egli può utilizzare un armamentario magico, composto da vari artefatti (tamburo, maschera, abiti magici, etc, etc). Tali arnesi vengono impiegati come supporto di azioni rituali come la danza, il canto, la musica. Il suono del tamburo riproduce il battito ritmico della terra, e in senso più ampio il ritmo dell’universo, consentendo al suonatore di entrare in sintonia di frequenza con il cuore profondo delle cose. Anche il canto svolge una funzione assimilabile al suono del tamburo. Il canto sciamanico è incentrato su una struttura elementare e ripetitiva, paragonabile ai mantra induisti. La ripetizione del tema vocale ha lo scopo di creare una risonanza con la vibrazione cosmica. Il canto, secondo alcuni, genera una risonanza con la vibrazione cellulare, e un effetto rigeneratore dell’apparato cellulare. In un capitolo specifico scriveremo qualcosa sulla danza sciamanica, un argomento connesso ai ‘mezzi’ dello sciamano appena descritti. Tuttavia ci preme ora specificare meglio il nostro punto di vista sullo sciamanesimo, e sulle sue reviviscenze nella società capitalistica contemporanea. In primo luogo bisogna chiarire che la pratica sciamanica è sorta su un terreno socio-economico antitetico a quello contemporaneo. In altre parole, la struttura sociale ed economica che ha prodotto la sovrastruttura culturale sciamanica era di tipo comunista. Di conseguenza è verosimile ipotizzare che la riproduzione di quelle pratiche, oggigiorno, in un contesto socio-economico antitetico a quello originario, possa dimostrarsi alquanto problematico. Tuttavia, a favore di un ipotesi diversa, depone la circostanza prima ricordata, ovvero la presenza – nella società contemporanea – di un proletariato avente caratteristiche simili – e al contempo difformi – dagli uomini delle prime società di condivisione. Dunque la questione è quantomeno problematica. Un altro aspetto controverso è l’approccio scientista al fenomeno dello sciamanesimo. Quest’ultimo approccio tende a ridurre il fenomeno sciamanico ad una semplice metodologia (primitiva) di guarigione dei disturbi psichici (possessione). In effetti anche nell’opera degli antropologi – prima citati – viene ricordata la funzione sociale dello sciamano, in quanto guaritore. Tuttavia il significato della malattia, della cura e della guarigione sciamanica fa capo alla concezione del mondo prodotta da una società senza classi. I mezzi dello sciamano (tamburo, danza, canto, maschera, costume), lo abbiamo scritto poc’anzi, servono fare entrare in sintonia lo sciamano con il battito ritmico della terra, e in senso più ampio con il ritmo dell’universo. In altre parole consentono allo sciamano di entrare in sintonia di frequenza con il cuore profondo delle cose’. Il fenomeno dello sciamanesimo non è riducibile, in definitiva, solo ad una semplice forma di psicoterapia primitiva, poiché sul piano storico, è stato l’espressione di una conoscenza, che seppure attraverso un linguaggio a noi estraneo, può essere considerata una scienza al servizio della comunità umana (diversamente dalla moderna scienza borghese). Inoltre, l’apparato conoscitivo ‘primitivo’, sebbene attraverso un linguaggio peculiare, ha anticipato la visione olistica della realtà che emerge da alcune recenti teorie della fisica quantistica. Ritorniamo ora alle pratiche sciamaniche. Come scritto poc’anzi esse si basano sull’utilizzo di azioni e strumenti finalizzati a produrre degli stati alterati di coscienza, culminanti nella trance estatica, ovvero nel viaggio nel mondo degli spiriti (la realtà separata, l’incognito). Lo scopo del viaggio estatico è la conoscenza, e il potere che essa può trasmettere allo sciamano (rafforzando la sua funzione sociale di guida e guaritore della tribù). Spendiamo ora qualche piccola parola sul substrato animista dello sciamanismo. Il termine anima deriva dal sanscrito e denomina ciò che è animato, dotato di vita. Il respiro e il suo ritmo binario di inspirazione ed espirazione, il battito cardiaco, i ritmi vitali degli organismi viventi, sono il riflesso micro-cosmico della pulsazione di fondo – macrocosmica – dell’universo. Negli organismi viventi è dunque racchiusa un anima pulsante, il suo ritmo primordiale è il respiro: inspirazione ed espirazione. Lo sciamano utilizza il suono del tamburo, il canto e la danza, per entrare in sintonia con i molteplici piani di realtà che condividono la pulsazione ritmica dell’anima universale. Entrare in sintonia con i molteplici piani dell’essere implica l’andare oltre le porte della percezione ordinaria (vedasi Aldous Huxley e il filone culturale-musicale beat/psichedelico).

Postilla: la fenice

La Fenice è un antico simbolo di morte e rinascita, probabilmente collegato al ciclo agrario delle stagioni. Nel corso del tempo il suo utilizzo è stato documentato nell’antico Egitto e in Grecia. Il viaggio iniziatico dello sciamano, comincia con il distacco dalla vita ordinaria, e culmina nella successiva rinascita, esso può essere espresso con il simbolo della fenice (1). In genere la ‘rinascita’ coincide con l’acquisizione di poteri magici. Sono questi poteri che conferiscono allo sciamano il ruolo e la funzione sociale di guida e guaritore, all’interno della tribù. La conoscenza dei molteplici piani dell’essere coincide con l’acquisizione dei poteri magici. La conoscenza è lo scopo dell’iniziazione, essa può avvenire tramite la trasmissione diretta di un ‘influenza’ dal mondo invisibile, oppure in modo indiretto, attraverso la mediazione di un vecchio sciamano. Nei miti e nella letteratura di vari popoli, possiamo osservare il riflesso di queste pratiche di iniziazione e trasmissione della conoscenza. Un esempio noto a tutti è il ciclo arturiano, dove Parsifal, l’eroe perfetto, parte alla ricerca del sacro Graal, la bevanda d’immortalità in grado di guarire Artù, il re ferito, e di reintegrare il suo potere (la sua conoscenza). La reintegrazione della conoscenza può essere assimilata al risveglio, o alla luce che rischiara le tenebre dell’ignoranza. Artù, il re ferito, come si può ben arguire, è una figura mitologica derivante dal ciclo iniziatico, in cui un soggetto prescelto dalla sorte riesce a guarire la propria malattia (cioè spezzare la gabbia della vita profana) e rinascere come uomo nuovo (Halifax, il guaritore ferito).

(1). Un testo fondamentale sull’iniziazione è ‘Considerazioni sulla via iniziatica’ di René Guenon. Inoltre va ricordato ‘Il monomito del viaggio dell’eroe’ di J.Campbell.

Capitolo due: la danza con l’ignoto

Esistono molti studi, articoli, blog, dedicati allo sciamanismo. In esso le pratiche sciamaniche sono state ampiamente analizzate e descritte. In certi casi lo studio di queste pratiche ha lo scopo di consentirne la riproduzione, da parte di coloro che sono interessati a viaggiare oltre il velo della percezione ordinaria, in altri casi lo studio ha un puro scopo scientifico. Negli anni sessanta e settanta lo sciamanismo, e la concezione della realtà sottostante, sono diventati un fenomeno culturale di massa, rientrante nel più ampio movimento psichedelico. L’attrazione per i fenomeni culturali che trascendono il noioso mondo disincantato contemporaneo, d’altronde, genera un bisogno di evasione permanente, tuttora fortissimo. Viviamo in un mondo dove ogni aspetto della realtà sembra svelato e privo di misteri, dove la scienza ha realizzato l’aspirazione di Prometeo di portare la conoscenza agli uomini. Eppure la stessa scienza moderna si rappresenta come un processo di ricerca senza fine, ammettendo – implicitamente – che ci sono più cose in cielo e terra di quanto essa sia in grado di scoprire (Shakespeare). Probabilmente le scoperte scientifiche, allo stato attuale, riguardano solo una piccola parte del tessuto della realtà. Un pensiero sobrio e prudente non può non riconoscere questo dato. In effetti ci sono tanti aspetti della vita che vanno oltre la sfera di indagine della scienza, aspetti che ci pongono di fronte all’ignoto, al mistero, all’inesplicabile. Con il tempo una parte del mistero è stata studiata e spiegata, tuttavia sono ancora innumerevoli le domande senza risposta, domande a cui la filosofia, la metafisica, la teologia cercano di offrire risposte (spesso in conflitto fra di loro). Le società di condivisione hanno tentato, attraverso lo sciamanesimo, di viaggiare dentro l’ignoto. La danza sciamanica – infatti – è un ballo con l’ignoto, una sfida al mistero, affinché si mostri allo sguardo del viaggiatore. La danza, spesso accompagnata dal ritmo del tamburo e dal canto, è una porta verso l’ignoto. Le pratiche sciamaniche, a rigore di logica, non sono una fuga dalla realtà (causata da uno stato alterato di coscienza), bensì un alterazione della percezione finalizzata al suo ampliamento. L’estasi e la trance sciamanica sono due aspetti dell’ampliamento della coscienza. La funzione sociale e politica dello sciamano è nota, lo sciamano è al contempo un guaritore e una guida per la tribù. Meno noto è il fatto che egli è colui che danza con l’ignoto.

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